Christian Dominici
Mi piace ricordare alcune immagini che in questi ultimi giorni mi hanno colpito:
- Il Mondo: un pingue signore penso indiano che viene in Italia con il Suo simpatico gruppo di amici mondiali e tratta le nostre bellezze naturali come il suo LunaPark per tre giorni: ce lo meritiamo, abbiamo sempre sognato di “fare i soldi” vendendo i nostri beni agli stranieri, vendendo le nostre aziende e le nostre Banche ad improbabili fondi di investimento che le hanno sempre e ciclicamente svuotate.
- L’Europa: le recenti elezioni europee hanno sancito la definitiva separazione tra il popolo degli europei e le eurostrutture. L’Europa con il Suo bagaglio di Cultura e Storia aveva presupposti iniziali che andavano ben oltre gli obiettivi economici e politici. L’Europa a differenza degli Stati Uniti e dei Paesi Arabi ed Asiatici aveva il bagaglio di storia e di cultura che doveva generare non solo la crescita economica, ma anche e soprattutto la riduzione delle disuguaglianze sociali – compito che l’Europa ha completamente dimenticato e disatteso. In campo politico l’Europa non conta nulla, e segue soltanto le linee guida degli Stati Uniti. In campo economico solo poche grandi aziende francesi e tedesche sono riuscite a sfruttare – essendo davvero imprese globali e non locali – il vero vantaggio che ha fornito l’Europa in questi anni – i tassi di interesse bassi - e si sono ulteriormente sviluppate nel mondo.
- L’Italia: qualche giorno fa ero a pranzo – invitato da un cliente, io non sono socio – in quello che probabilmente è in questo momento il ristorante più desiderato di Milano in cui innanzitutto occorre essere soci, di proprietà di un Signore con uno storico bar a Venezia. Di solito fino a pochi anni fa in questi pranzi di lavoro si incontrava il mega avvocato storico di Milano – per usare una definizione alla Paolo Villaggio – avvocato pingue, di regola gonfissimo negli abiti firmati e reduce dall’ultima copertina di Top Legal. Niente di tutto questo – probabilmente per colpa del caro affitti degli immobili a Milano, ormai anche i professionisti veri non se la passano più benissimo, avendo anche creato tutti strutture faraoniche stile anni 80, non più al passo con la modernità dei nostri giorni. Ho trovato invece l’Italia di oggi: figli di ricchi imprenditori, che hanno ereditato patrimoni importanti, che di fatto non lavorano, e si incontrano per parlare di business che né loro né i loro managers – non avendo la minima capacità di execution – riusciranno mai ad implementare – ma intanto parlano…
Come se ne esce? È chiaro da anni che il mondo ed i denari sono ormai ad Est e non ad Ovest. L’Europa è un insieme di Stati vecchi, poco popolati e soprattutto popolati di persone anziane. L’Europa continua ad imporre normative e regolamentazioni, mentre il mondo diventa sempre più smart. L’Italia ha un grande problema di fondo: è un Paese piccolo, frammentato con invidie locali e rapporti di parentela fortissimi, nessuna impresa globale, e soprattutto con un grande vizio di fondo che deve essere noto ai giovani e meno giovani che vogliano continuare a lavorare nel nostro Paese: il Italia il merito non conta e non conterà mai nulla, non facciamoci illusioni.
Non facciamoci illusioni: in un Paese medioevale come è l’Italia questa regola non cambierà mai, perché, Vi dirò di più, questa è la regola che più o meno vale in tutti i Paesi del mondo.
In questi giorni siamo bombardati da informazioni su come l’intelligenza artificiale cambierà il nostro mondo.
Per una rubrica che tengo settimanalmente per un quotidiano italiano ho provato a far inventare i titoli all’intelligenza artificiale: il risultato è stato banale e deludente – chi come me è appassionato di auto anche modernissime – sa quanto ancora siano rudimentali i navigatori satellitari – e quanti disastri combinino - nonostante siano un prodotto tecnologico banalizzato che esiste ormai da decenni.
Sicuramente l’intelligenza artificiale cambierà il nostro mondo, ma ricordiamoci che internet ci ha messo 20 anni per diventare uno strumento di business, l’intelligenza artificiale ci metterà molto meno, ma non ci metterà tre giorni come vogliono convincerci i fondi di investimento americani che aggiungono ovunque il suffisso accordo con ai per depredare gli allocchi risparmiatori che investono.
In tutto questo gli italiani hanno qualcosa in più: sono intelligenti e smart. Il futuro è sicuramente globale, e mi sento a questo punto di provare a dare un consiglio a tutti i giovani e meno giovani che comunque, come me, fanno del lavoro e dell’eccellenza dell’execution la loro ragione di vita:
- il mondo è ad Est e non ad Ovest;
- le disuguaglianze sociali attuali sono insopportabili e da combattere;
- le guerre e le sofferenze che sono imposte ai bambini di tutto il mondo sono ripugnanti;
- Italia ed Europa sono ancora mondi interessanti per la qualità della vita e per il lavoro, a patto di farlo con strutture – anche fuori dall’Europa – che siano smart e deregolamentate;
- la finanza ha imposto all’economia tempi troppo veloci e celeri ed ha distrutto imprese e banche depredandole di talenti e di utili;
- l’economia corre, ma non come la finanza;
- l’economia, purtroppo, se deve essere competitiva deve essere sufficientemente smart – ma fortemente regolamentata per la parte di rispetto dell’essere umano, del lavoratore e della tutela e riduzione delle diseguaglianze – non c’è vera crescita economica se non si cresce tutti insieme!
Ai giovani e meno giovani dico che oggi ancor di più è necessario utilizzare i propri talenti per uscire dagli schemi, per inventarsi un ciclo prodotto/servizio/mercato che sia interamente gestito in proprio.
Ricordatevi gli esempi di partenza: le strutture degli altri sono giganti, ma vecchie ed inefficienti, la sfida è creare – ognuno per quelle che sono le proprie capacità – strutture indipendenti prodotto/servizio/mercato, che abbiano come obiettivo i patrimoni mondiali e non solo italiani ed europei.
Ai giovani e meno giovani dico che quando faremo i nostri progetti di cui sopra, noi siamo comunque diversi dagli altri e lo faremo non con la logica dei fondi di investimento anglosassoni, ma lo faremo con il nostro bagaglio di cultura italiana e quindi con l’idea di crescere tutti insieme, noi ed i nostri collaboratori.
Chi mi conosce da tanti anni mi prende in giro, perché in un mondo in cui tutti parlano, io dico sempre la frase rafforzativa “non sto scherzando” e questo li fa ridere, perché io sento di dover rafforzare quello che dico, mentre chi mi ascolta e mi conosce da tempo si fida di me e sa che lo farò sicuramente.
Questo per me non è solo un articolo simpatico di riflessioni, ma anche il manifesto per una nuova partenza della mia attività professionale, che in un mondo intorno che sento completamente fermo, a 51 anni, dopo oltre 25 anni di attività professionale, sento di dovere a me stesso ed alla mia famiglia, attività professionale che vedo sempre più orientata all’estero e che sta per aprire in altri Paesi anche non europei.
Vi tengo aggiornati, e cerchiamo di crescere tutti insieme!